- Introduzione alla Definizione di Attenzione
- Meccanismi e Tipologie di Attenzione
- Aspetti Neurologici dell’Attenzione
- Tipi di Attenzione
- Implicazioni Pratiche e Utilità dell’Attenzione
- Conclusione e Anteprima del Prossimo Articolo
Che cosa è l'attenzione ?
A cura di Irene Illario, Comitato Scientifico Upe
attenzione
/at·ten·zió·ne/
pl. -i
1. intensa applicazione dei sensi e della mente su un dato oggetto: ascoltare, guardare con attenzione; attirare, sviare l’attenzione; prestare attenzione; fare attenzione, badare, stare attento | cura, diligenza: lavora con molto impegno e attenzione
2. (spec. pl.) premura, cortesia, riguardo: sua madre lo riempie di attenzioni
♦inter.
si usa per avvertire di un pericolo o per esortare a essere attento, concentrato: attenzione, si scivola!; signore e signori, attenzione!
Etimologia: ← dal lat. attentiōne(m), deriv. di attendĕre ‘volger l’animo’.
La definizione del concetto di attenzione è complessa e ha a che fare con un’ampia varietà di aspetti del nostro comportamento quotidiano. Da un lato, l’attenzione è l’interfaccia tra la grande quantità di stimoli forniti dall’ambiente e l’insieme di informazioni di cui siamo consapevoli, è utile pensare come metafora ad un filtro che lascia passare solo alcune particelle specifiche. In questo senso l’attenzione è un meccanismo di selezione, che serve a scegliere una fonte di stimolazione per l’elaborazione prioritaria ed è strettamente connessa alla coscienza. L’attenzione è inoltre legata al controllo volontario dell’azione, in apparente contrapposizione al comportamento automatico.
Spesso svolgiamo alcune azioni automaticamente: ad esempio, possiamo compiere un atto motorio piuttosto complesso come correre o andare in bicicletta in automatico mentre la nostra attenzione è focalizzata in un’attività diversa, come guardare un panorama o conversare. Le azioni automatiche sembrerebbero non richiedere attenzione, ma in alcune situazioni essa è necessaria per supervisionare l’azione oltre che per individuare precocemente errori e controllare il comportamento in condizioni pericolose o nuove.
La maggior parte delle attività della vita quotidiana coinvolgono tre diversi aspetti dell’attenzione: la prima riguarda i cambiamenti di stato e si chiama rete di allerta, le altre due sono coinvolte nella selezione e sono chiamate reti di orientamento e di attenzione esecutiva.
La rete di allerta si occupa dell’aspetto intensivo dell’attenzione legato al modo in cui l’organismo raggiunge e mantiene lo stato di allerta. La rete di orientamento si occupa di meccanismi selettivi che operano sugli stimoli sensoriali. Infine, la rete esecutiva è coinvolta nella regolazione di pensieri, emozioni e comportamenti.
A livello del cervello, i neuroscienziati hanno identificato due direzioni dell’attenzione, nello specifico essa è può essere orientata da processi top-down (cioè guidati da schemi interni o diretti verso uno scopo) o bottom-up (cioè guidati da stimoli esterni), ad esempio:
· State camminando in un bosco notate qualcosa di insolito (es. un movimento, un rumore, una variazione di colore), l’allerta e l’attenzione sono massime per poi, eventualmente, diminuire a mano a mano che i sensi individuano e classificano altri dati derivanti dalla realtà che ci circonda (bottom-up);
· State cercando tra la folla un amico che sapete indossare una maglietta verde, quindi scegliete un particolare o caratteristica in relazione ad un fine e cominciate a cercarlo attivamente e volontariamente nell’ambiente (top-down).
L’efficienza dell’attenzione è fortemente influenzata da condizioni in cui il nostro livello di attivazione è compromesso, come l’affaticamento o la sonnolenza. In sintesi, l’attenzione è multidimensionale ed è uno stato in cui abbiamo un livello ottimale di attivazione che ci consente di selezionare le informazioni a cui vogliamo dare priorità per controllare il corso delle nostre azioni. In questo articolo e in quello che seguirà, spiegheremo brevemente i diversi tipi di attenzione esistenti:
1. Attenzione come eccitazione, allerta o vigilanza;
2. sensoriale (attenzione focalizzata o selettiva);
3. controllo esecutivo (attenzione divisa);
4. concentrazione e memoria (attenzione sostenuta);
5. multi-tasks (attenzione alternata).
1. Attenzione come stato di eccitazione, allerta o vigilanza
Nella sua forma più generica, l’attenzione potrebbe essere descritta come un livello generale di vigilanza o capacità di interagire con l’ambiente circostante. In questo modo sono integrate gli stati di eccitazione e il ritmo sonno-veglia. È interessante notare che una maggiore eccitazione o allerta non è sempre vantaggiosa. Diversi studi dimostrano che la prestazione varia su compiti impegnativi: a bassi livelli di vigilanza la prestazione è scarsa, a livelli medi è buona e ad alti livelli diventa scarsa; questo potrebbe spiegare perché talvolta gli psicostimolanti come la caffeina possono funzionare per aumentare la concentrazione in alcune persone e ad alcune dosi ma diventare inutili o dannosi per altri (Wood et al., 2014).
2. Attenzione focalizzata o selettiva
Oltre ai livelli complessivi di eccitazione e vigilanza, l’attenzione può anche essere selettiva rispetto a specifici stimoli sensoriali. Essa è la capacità di focalizzarsi solo su stimoli di particolare interesse, ritenuti rilevanti, e di inibire le informazioni ritenute non rilevanti. Questo tipo di attenzione si divide ulteriormente in: attenzione visiva spaziale, attenzione alle caratteristiche visive (colori, forme, direzioni), attenzione in altre modalità sensoriali.
Di fronte a un ambiente complesso e ricco di stimoli, l’individuo per raggiungere uno scopo e/o attuare un comportamento dovrà essere in grado di selezionare alcuni di questi stimoli e trascurarne altri. Attraverso l’attenzione selettiva e l’attenzione spaziale il fuoco dell’attenzione è rivolto ad una porzione delimitata dello spazio e alcuni stimoli che ricadono entro il fuoco dell’attenzione sono considerati come rilevanti e raggiungono il livello di coscienza.
Nella comunicazione l’utilizzo dell’attenzione selettiva può essere utile per cogliere specifici segnali provenienti da diversi sistemi sensoriali (visivi, uditivi, ecc.) e quindi derivanti da differenti modalità comunicative, verbali e non-verbali. In questo modo il nostro cervello può allenarsi a focalizzare e individuare diversi segnali, utili a renderlo più flessibile e plastico nell’interpretazione della realtà che ci circonda.
Nel prossimo articolo esploreremo gli altri tipi di attenzione e le utilità di ciascuno di essi nella nostra vita.