La postura e ciò che non diciamo
Le principali intuizioni di Alexander Lowen, padre dell’analisi bioenergetica, ruotano attorno al ruolo centrale della consapevolezza corporea nei processi emotivi. La persona deve incontrare la possibilità di esprimersi e avere padronanza di sé.
Lowen ha parlato molto della funzione mente/corpo delle 5 figure caratteriali, in relazione alla corrispondente ferita:
schizoide derivante da rifiuto, orale da abbandono, masochista da umiliazione, psicopatico da tradimento, rigido da ingiustizia.
Nessuna figura caratteriale è pura, ognuno di noi possiede un suo schema di difesa o diversi che appartengono alle figure caratteriali.
Le figure caratteriali si intravedono anche nella postura corporea, così come le emozioni: per quanto vogliamo trattenere il corpo ci tradisce automaticamente.
Nella C.U.I. , COMUNICAZIONE UMANA INTERATTIVA, ritrovo molto di ciò, con tante più sfaccettature.
Partiamo dai 7 C.P.I. Condizionamenti Primari Inconsci, ovvero affettivo, socievole, salutista, insicuro, comodo, lucroso e orgoglioso, compatibili con le 5 figure caratteriali. La postura legata a questi. I meccanismi di difesa. Stare centrati su se stessi, essere presenti.
Anche nei CPI si notano delle caratteristiche legate alla postura e al corpo:
L’interattività di questa disciplina, facilita l’espressione dell’individuo, accompagnandolo ad un’armonia psicofisica di se stesso.
Tutto tende a sciogliersi, offrendo alla persona una libertà espressiva anche nei movimenti corporei.
Sciogliendo le tensioni l’energia circola e possiamo percepire quelle parti di noi, che non sentivamo più.
Fate un gioco, mettete una persona davanti a voi di schiena, toccatela con le dita e chiedetegli con quante dita l’avete toccata.
Vi renderete conto che non tutti risponderanno esattamente.
La schiena è piena di tensioni: “ci guardiamo le spalle”, “ho il mondo sulle spalle”, “ho le spalle larghe” e tanti altri modi di dire.
Con il tempo e le esperienze di vita, abbiamo stratificato e costruito corazze per difenderci dal dolore e ahimè anche dal piacere.
La C.U.I. porta al centro l’essere umano nella sua unicità, mettendo la persona in condizione di ascoltarsi e di fidarsi di ciò che sente.
Fidandosi di sé apre le porte ad un dialogo personale molto intimo, ad essere autonomo e presente, meno condizionato da esperienze passate presenti e future.
Ascoltarsi è il primo atto di fiducia verso noi stessi.
Licia Ligios
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