il giudizio, il perdono e la rivoluzione

il giudizio, il perdono e la rivoluzione

Finalmente mercoledì mattina, dopo la sollecitazione della maestra responsabile Covid, è arrivata l’e-mail che dichiarava la guarigione di mio figlio e la fine dell’isolamento.

Giovedì ha iniziato ad andare a scuola. Mi sono sentita emozionata: un primo passo verso la normalità.

Poi qual è la normalità?

Ci hanno fatto credere che è andare a lavorare, girare come dei matti a fare cose, ma in realtà in questo periodo ho apprezzato stare a casa, occuparmi del mio spazio, prendermi cura di me e soprattutto stare con me e osservarmi.

Credo che la normalità dovrebbe includere tutto questo a giuste dosi: essere nel tempo presente è l’unico modo che ci permette di apprezzare tutto! Insieme ai rapporti umani che ci permettono di arricchirci e crescere.

In questi giorni ho sistemato gli appunti che ho preso durante le lezioni online fatte dalla nostra università UPE sull’importanza delle emozioni. Su come noi ci offendiamo e questo ci faccia produrre energia negativa che si comporta come un’edera che ci avvolge e chiede nutrimento.

Che nutrimento? Pensieri ed emozioni negative. Più noi restiamo legati ai pensieri negativi, alle offese ricevute, alla sofferenza provata, più nutriamo questa parte oscura di noi.

Oscura perché neanche noi sappiamo di essere vittime dei nostri pensieri.

Ho scoperto negli anni che gli altri sono la nostra migliore occasione per crescere e mai come in questo ultimo periodo ho percepito quanto questo sia vero. Gli altri mi fanno da specchio e mi permettono di vedere parti di me a me sconosciute. Ecco perché siamo tutti fratelli. Ecco perché ogni volta che tratto male qualcuno sto facendo del male a me.

Non è semplice, soprattutto in alcune occasioni, ma ho imparato a guardare ogni volta che mi offendo quale ambito di suscettibilità (famiglia, eros/sesso, lavoro, immagine, cultura) venga sollecitato in me. Faccio sempre delle scoperte sorprendenti su come mi offendo e su quanto io sia ancora sensibile ad alcune provocazioni.

Non sono perfetta, ma “essere imperfetti è ciò che ci rende perfetti”.

Nei vari appunti, inoltre, ho trovato una definizione del giudizio che mi ha colpita, cioè: ogni volta che non sono nei buoni pensieri sono nel giudizio.

E poi perché giudicare? Perché denigrare un’altra persona? Ogni volta che denigro un altro sto rifiutando una parte di me. Non voglio più essere separata.

Mi è saltata agli occhi la parola Perdono, data dalla separazione dei comportamenti dalla persona: ebbene sì, le persone non sono i loro comportamenti. Come io sono guidata da pensieri che neanche conosco, così sono messi tutti gli altri. Questo scindere permette di vedere la realtà per quella che è.

Insomma un bel po’ di cose su cui riflettere e questi giorni sono stati utili.

Questa esperienza creata dal covid mi ha fatto notare come io sia ancora legata al senso di colpa, ma la rivoluzione è: “il senso di colpa appartiene al passato, io adesso vivo nel presente. E poi perché sentirmi in colpa se faccio cose che mi fanno stare bene?”.

Mi riconosco una certa caparbietà e volontà nel volermi conoscere, mettere in gioco ma soprattutto nel voler essere libera da pensieri, giudizio e dubbi.

Monica Franco

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