I vantaggi della CUI nel mondo del lavoro – parte 2

I vantaggi della CUI nel mondo del lavoro

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Questo pezzo segue l’articolo di qualche mese fa dove avevo parlato dei benefici nel saper ascoltare gli altri e (soprattutto se stessi) in ambito lavorativo grazie alla CUI, la Comunicazione Umana Interattiva.

Come vi scrivevo a suo tempo, da oltre 20 anni mi occupo di ingegneria ambientale come libero professionista e anche come docente all’Università: quindi ho a che fare con una variegata rappresentanza di tipologie di persone, quali committenti, altri professionisti (tra cui altri ingegneri come il sottoscritto!!!) e studenti.

Grazie all’ascolto (senza giudizio) e grazie anche al nostro sentire e vedere, possiamo capire in pochi secondi, quando ad esempio all’inizio di una riunione di lavoro ci avviciniamo a qualcuno per stringergli la mano (o in tempi di Covid a “salutarsi” con il gomito), che tipo di persona abbiamo davanti ossia quale è il suo condizionamento primario inconscio ( di seguito anche “CPI”).Apro una piccola parentesi per il lettore: la CUI “classifica” i 7 seguenti condizionamenti: affettivo, socievole, insicuro, orgoglioso, lucroso, comodo e salutista. Tutti gli esseri umani che popolano questo pianeta non “scappano” a questi CPI, ossia li possiedono tutti e 7 ma su questi 7, 1 o 2 sono preminenti. Il CPI è, di fatto, quel “regalo” che noi ci portiamo dalla nascita (parte biologica) e che si modella durante la nostra crescita a seconda degli eventi/traumi/ferite che caratterizzano la prima parte della nostra vita.

Quindi, tornando alla riunione, se riesco a soddisfare il condizionamento della persona che ho di fronte, creo un ponte (detto anche collante psicologico) che genera fiducia nella persona stessa che a sua volta ricambierà, perché se io soddisfo il suo condizionamento lui tenderà, naturalmente, a soddisfare il mio. Facciamo un esempio pratico: una classica situazione che si può verificare è incontrare una persona (laureata o no) che si trova in una posizione importante all’interno di un’Azienda. Se il suo modo di fare è orgoglioso, mi guarderà dall’alto verso il basso e in generale potremo fare fatica a fare breccia in lui, in quanto abituato al poco ascolto degli altri. Per soddisfare il suo bisogno mostrerò interesse per l’importante lavoro che svolge, chiedendogli i risultati conseguiti e ascoltandolo con attenzione. In questo modo si sentirà gratificato e si procederà molto più facilmente nella trattativa o discussione del lavoro o incarico che sia.

Altro esempio: l’insicuro. Dovremo avere quindi cura e attenzione verso di lui e rassicurarlo che (ad esempio) la soluzione progettuale che proponiamo risponde a tutti i possibili dubbi e perplessità che potrebbero incontrarsi nel prosieguo del lavoro. Il nostro focus dovrà quindi essere mirato a tranquillizzare il nostro interlocutore.

Attenzione, ci tengo a precisare che non si tratta di piaggeria o servilismo: si tratta di rispettare l’essere umano che abbiamo davanti evitando situazioni che, avendo capito la sua natura ossia il suo CPI prevalente o quelli prevalenti, possono offenderlo, mandarlo in sequestro emotivo e generare quindi un fallimento dell’incontro di lavoro.

Nel prossimo articolo prenderemo in esame gli altri CPI.

Stay tuned…

Comitato Scientifico UPE

Voce di Chiara Lenzi

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