5 Novembre – L’ignoto

5 Novembre - L'ignoto

Giorno I: Cinque Novembre – L’ignoto.

 

Eccoci qua, la prima giornata a casa è iniziata.
Questa mattina ho molti dolori, un po’ di tosse, male alla gola, nausea e molta stanchezza.
Il mio umore però è alto e sono tranquilla, anche perché so che devo sentire le persone competenti che mi diranno come comportarmi.

Mi contatta un operatore ASL che mi chiede come sto, mi chiede se ho febbre o altro e mi dice che se dovessi peggiorare dovrò andare in pronto soccorso.

Molti amici mi hanno chiamata per sapere come stavo: è bello sentire questo calore.

Nel primo pomeriggio ai sintomi si aggiungono i brividi. Mi controllo la temperature che inizia a salire.
Ricevo una telefonata dall’ufficio epidemiologico che mi chiede con chi ho avuto contatti e mi spiega che io non posso uscire e che domani i bambini devono fare i tamponi perché se sono positivi devono chiudere le scuole. I miei genitori dovranno stare a casa per 10 giorni.
Insomma tutti a casa!
Chiedo se mi sanno dire se devo prendere qualche farmaco e mi dicono che loro non si occupano di questo. Intanto la temperatura passa da 37,3°C a 37,8°C.

Guardo un film con mio figlio, Harry Potter, che adoro. Così non penso al fatto che nessuno mi sa dire cosa bisogna fare se i sintomi peggiorano: come faccio ad andare in pronto soccorso se non posso uscire?

Verso le 19,00 mi chiama il medico del lavoro che mi dice come mi devo comportare a livello burocratico, ma non mi sa dire come comportarmi con la terapia… insomma domani chiamerò la mia dottoressa.

Ho provato a dormire, ma devo essere onesta, nella testa mi echeggiavano le paure di peggiorare, di aver bisogno del ricovero, di essere in mano ad incapaci… una tragedia.
Mi rendo conto di aver percepito in tutte le persone che mi hanno contattata la volontà di volermi aiutare, ma anche la grande difficoltà di saper dare nozioni che neanche loro sanno.

Po grazie alle meditazioni ed allo spostamento di pensiero mi sono tolta da lì ed è andata meglio.

È già la seconda volta in poco tempo che mi trovo dall’altra parte della barricata e da osservatrice mi accorgo come ci sia stato interesse a far spostare l’attenzione degli operatori sulla parte pratica (prestazione) piuttosto che sul lato umano.
Ma nonostante questo credo che nei sanitari ci sia la scintilla dei curatori che amano le persone. E per questo, dopo tanto tempo, posso dire di aver scelto il mio lavoro di infermiera e rientrerò sicuramente con una consapevolezza maggiore di quello che c’è intorno e delle strumentazioni che vengono fatte.

Gli esseri umani agiscono in modo strano e mi accorgo che quando siamo accecati dalla sofferenza o dall’odio non ci accorgiamo più di chi abbiamo davanti,ma ci siamo solo noi.
Con la nostra sofferenza e la nostra rabbia.

Il passo successivo è fare la meditazione perché infonde amore e fiducia.
Una tachipirina e buona notte

Ci aggiorniamo domani

Monica

Monica Franco

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