Il tempo che vola e il tempo che non passa mai
La percezione che un essere umano ha del tempo è molto elastica e soggettiva, alcune volte un minuto sembra durare un’eternità, altre volte una giornata intera sembra volare.
Questa percezione del tempo sarebbe legata ad un meccanismo che permette di contrassegnare distintamente i ricordi, infatti per il nostro cervello il tempo è una sequenza di eventi.
Un recente studio dell’Università della California a Berkeley, descritto sul “Journal of Neuroscience”, mette in risalto il ruolo di una specifica area cerebrale nella percezione del tempo : si tratta della circonvoluzione sopramarginale.
Lo studio: 18 volontari sono stati collegati a una macchina per la risonanza magnetica funzionale (che misura l’attività cerebrale rilevando i cambiamenti nel flusso sanguigno), poi è stato mostrato loro un cerchio grigio su sfondo nero per 250 millisecondi o 750 millisecondi, 30 volte di seguito.
I volontari sono stati sottoposti a uno “stimolo di prova” e a un periodo di “adattamento”. Così i ricercatori hanno scoperto che se lo stimolo di prova era simile allo stimolo di adattamento in termini di durata, l’attività nella circonvoluzione sopramarginale diminuiva: i neuroni in quella regione si attivavano meno di quando erano stati esposti per la prima volta.
Se esposti a uno stimolo più lungo della durata a cui il cervello era stato abituato, i partecipanti sovrastimavano il tempo. Se esposti a uno stimolo più breve, invece, i partecipanti sottostimavano il tempo trascorso.
In sostanza quando il cervello viene esposto troppe volte allo stesso intervallo di tempo , i neuroni o le cellule cerebrali vengono sovrastimolati e si attivano meno spesso, secondo quanto riportato dallo studio, perciò la ripetizione continua dello stimolo avrebbe stancato i neuroni, sensibili a quella durata temporale.
I ricercatori hanno così messo in evidenza che la distorsione della percezione del tempo era legata a una diminuzione di attività neuronale in una zona anatomica specifica del cervello: la circonvoluzione sopramarginale, nel lobo parietale.
Poiché alcuni specifici neuroni -regolati per rispondere solo per un tempo determinato- subirebbero una riduzione di attività mentre gli altri si attivano normalmente, il risultato secondo i ricercatori sarebbe una percezione del tempo “distorta” e quindi soggettiva.
Lo studio ha quindi stabilito una correlazione tra l’affaticamento dei neuroni e la distorsione del tempo soggettivo.
L’obiettivo futuro dei ricercatori sarà quello di esaminare la relazione causale, oltre alla correlazione.
Tratto da “Le Scienze”
Di seguito il link allo studio citato:
jneurosci.org/content/40/40/7749