Non tutti i mali vengono per nuocere

Capitolo 1

Non tutti i mali vengono per nuocere

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È stato un lungo e interminabile anno che ha portato parecchi cambiamenti nelle vite di tutti noi .
Ci siamo fermati e abbiamo rallentato il tempo, chiusi nelle nostre case.
Alla fine del febbraio scorso però, finalmente, mi imbarcai sull’aereo che mi avrebbe portata a Dubai, dove vive mia figlia, per poi volare ad Aprile a Bali, meravigliosa isola Indonesiana dove ci saremmo trasferiti io e i miei figli.

Ma la chiusura globale non mi ha permesso di portare a termine il mio viaggio .

Confesso che l’anno trascorso a progettare il sogno di una vita era stato stranamente caratterizzato da una forte paura, una stranissima vibrazione che mi assaliva il petto come una scossa tellurica e che svaniva in pochi secondi.
Non sapevo né il perché, né da dove venisse, semplicemente non capivo.
Me la sentivo arrivare circa 3 volte al giorno ma quella più potente era quella del mattino al risveglio.
Con tutto il da fare che avevo, il nuovo progetto di lavoro, la scuola di Edoardo indonesiana, i visti a lungo termine, le assicurazioni sanitarie e altre decine e decine di cose da fare, difficilmente mi soffermavo a cercare di capirne la provenienza, ma sapevo che prima o poi ci avrei dovuto fare i conti.

Arrivata a Dubai, facemmo in tempo a fare un giro in Oman e pochi giorni dopo ci ritrovammo in lockdown.
Pensai tra me e me che fermarmi per un po’ dopo un anno estenuante non sarebbe stato male, soprattutto in una penthouse al 77esimo e ultimo piano di un grattacielo e 900 mq di casa con sauna, piscina e palestra.

Ho frequentato la piscina tutti i giorni, incontrando persone provenienti da tutto il mondo, grande ricchezza. A loro ho parlato del mio progetto culinario e che stavo sperimentando i miei must vendendoli nel condominio con tutte le accortezze igienico-sanitarie, avendo anche certificazioni HACCP, antincendio e primo soccorso con utilizzo del DAE, ma questo a loro non interessava, anzi mi guardavano piuttosto straniti quando menzionavo il primo soccorso.

Erano diversi giorni che uno strano vecchietto alto e slanciato, in accappatoio marrone raggiungeva la piscina in ascensore dal suo appartamento. Ho poi scoperto essere l’appartamento di sua figlia Zina, splendida donna, che lì viveva con la sua famiglia. La figlia ospitava lui e la moglie diversi mesi l’anno. L’uomo aveva un’aria sicura di sé e qualcosa di anticonformista nel muoversi.

Attaccai subito bottone. All’inizio credo abbia pensato che stessi cercando un portafoglio per pagare le mie bollette. Era un ingegnere libanese e aveva lavorato tanti anni in Italia. La Francia era la sua nazione adottiva ma viaggiava continuamente.
Adorava l’Italia e mi invitò subito a casa sua con la promessa che avrei portato una teglia di lasagna. E così feci.

…stay tuned.

Germana Guaraldi

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