Liberi come l’acqua

Liberi come l'acqua

Un contributo di Alessio Fino

Quanto devono essere forti le dighe? Trattengono muri d’acqua pesanti milioni di tonnellate, ma anche loro hanno i propri limiti. E dentro di noi abbiamo tutti un piccolo e simpatico ingegnere che adora costruire dighe sul corso dell’enorme fiume dei nostri pensieri. È testardo, sa che non potrà fermare il fiume per sempre, e che un giorno arriverà al mare, dove i fiumi di tutte le altre persone confluiscono, ma si mette all’opera comunque. Lui è forte e ingegnoso, lo nutriamo della nostra paura di arrivare al mare, dove il mondo potrà vedere chi siamo, vedere la nostra acqua che non è sempre limpida come vorremmo.

 

Ma se l’acqua invece finisse in un lago sicuro? Se dessimo parole al fiume delle nostre emozioni, anche le più torbide? Se le facessimo diventare inchiostro? Dopotutto la carta non ci giudicherà mai…

 

Prendiamo la penna un po’ diffidenti, e iniziamo a farla volteggiare sul foglio, scriviamo e scriviamo, l’inchiostro si mischia alle lacrime, talvolta bucando il foglio, ma la penna continua a correre, lasciando le parole appena riconoscibili, ma il loro significato è chiaro e nitido ai nostri occhi. Così l’acqua, sia limpida che torbida, defluirà in un lago di parole, liberando la diga da quest’enorme peso, e tirando un sospiro di sollievo inizieremo a pensare che forse non ci sarebbe nulla di male se quel lago continuasse a riempirsi diventando un vigoroso fiume volto al mare, senza una spessa diga a trattenerlo.

 

È vero che una pagina non ci giudicherà mai: riempire un lago ci dà abbastanza coraggio da far sembrare la discesa verso il mare non più così spaventosa, e scopriremo quanto è divertente scendere veloci dalle rapide di un torrente, ondeggiarsi tra i meandri, e la serena calma di muoversi lenti e tranquilli alla foce, lasciandosi andare ad un mare di novità. Penseremo, magari ridendo di noi stessi: “Cosa ci si perde dietro la diga.”

Alessio Fino

Photo by Elijah Hiett on Unsplash

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