La Nuvola

La Nuvola

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“Ah ci sei anche tu”

“Quando sei arrivata?”

Certo che sono qui, sono sempre stata qui… Non mi hai visto?

Hai ragione però…

Non c’ero. Ero seduta lì , ma non c’ero.

Non solo lì. E non solo oggi.

Non è la prima volta che mi capita. So che sono lì ma “non mi sento neanche io” come se fossi diventata evanescente, il corpo è lì ma io dove sono? Il corpo è li come una bolla, un involucro che sorride, guarda, ascolta…

Non sento il mio peso, come fossi leggera, troppo leggera per parlare, intervenire…

Che è poi quello che avrei voluto fare: alzarmi, mettermi lì su quella sedia.

O come ieri e l’altro giorno avrei voluto alzare il telefono e chiamare, dire “come stai?” “ti voglio bene”, “mi manchi”, “ho voglia di stare del tempo con te”, chiamare e chiederti, chiedervi di uscire per un cinema, una pizza…

In verità vorrei che le persone leggessero nei miei pensieri e mi parlassero, mi chiamassero per sapere come sto, mi chiedessero di intervenire, mi dessero spazio, ascolto.

Ecco dove sono, nella nuvola che ogni tanto mi cattura, eccola di nuovo. Ma allora sono sempre li? Passano gli anni, tutti crescono, cambiano e io sempre lì.

È sempre lei che mi toglie dal qui-e-ora e mi porta a quei pensieri.

Arriva, mi avvolge e mi porta via… Quando mi avvolge, vedo la vita scorrere come al di là di un vetro. Tutto è ovattato: emozioni, suoni. Vedo gli altri ridere, gioire, emozionarsi, fare chiasso, mordere la vita.

Ecco quei pensieri fissi che affastellano la mente: e se facevo così? E se dicevo così? E se non piaccio? Se dopo che mi conoscono se ne vanno? Non tornano, come è già successo? Se scelgono altri al mio posto e mi lasciano sola?

E allora faccio in modo di restare sola, fin dall’inizio, così la delusione è meno forte.

Tanto ce la faccio da sola. Tanto sarà sempre così.

È sempre lei che parla, la nuvola grigia…

Non è divertente, a volte è doloroso, ma rassicurante. Come stare avvolti in una calda ovatta, a volte punge fa male, ma poi il calore prevale.

Non ci sono sorprese (neanche belle). Né scossoni. È ciò che conosco da molto tempo.

Devo ammettere però che ora è meno frequente, dura meno tempo perché ora la conosco.

Non è come prima. Ho qualche strumento nuovo per dissolverla. Ora so che posso uscire da li, l’ho fatto. Poi lei ritorna e io la mando via.

La ricetta non ce l’ho.

Ora so che è fatta di paura, che è una parte di me che mi è stata d’aiuto da piccola, per molti moltissimi (forse troppi) anni. Mi ha fatto sopravvivere e la ringrazio per questo, ma ora voglio vivere.

Vivere a colori, vivere le emozioni e so che sta a me muovermi, uscire da lì. Come? Donarsi Amore? II fondo noi siamo fatti d’amore perché non iniziare da noi stessi

Dirsi parole positive? Prendersi cura di sé e dello spazio dove si vive? Fare ciò che vorresti fosse fatto a te? Fare ciò che dà gioia, piacere? Proporre, essere attiva e non aspettare gli altri. Portare nel mondo le cose che si amano.

Tutte insieme? Oddio… non ce la posso fare…

Eccola di nuovo.

Funzionerà?

Ha funzionato già. E lei è meno densa, se ne sta andando…

E se non funziona subito, si rifà la ricetta, si riprova e riprova ancora fino a quando viene buonissimo. Un dolce unico e speciale.

Chiara Lenzi

Photo by C Dustin on Unsplash

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