La Crisalide e la Farfalla

Un contributo di Roberto Di Giuseppe

La Crisalide e la Farfalla

 

La Crisalide viveva la sua vita di tutti i giorni.

Non bella, anzi bruttina (tanto da essere spesso scambiata per un verme), vagava di foglia in foglia e di quelle stesse foglie si nutriva.

Non aveva grandi nemici naturali. Certo qualche calamità poteva sempre capitare. Qualche uccello affamato poteva sempre piombare su di lei per mangiarsela, ma se restava prudentemente ben nascosta nel folto del fogliame, grossi pericoli non ne correva.

Aveva dunque una vita tranquilla e tutto sommato, decorosa.

Tuttavia si sentiva inquieta. Non riusciva a vedere lo scopo della sua esistenza, del suo essere nel mondo. Non riusciva a comprendere il senso di quell’andare su e giù, di foglia in foglia, pensando in pratica solo a nutrirsi.

Anche la sua vita tranquilla poi, così tranquilla non era. Non c’erano tanti pericoli esterni, questo era vero e tuttavia questi pericoli, per quanto pochi, non era possibile ignorarli del tutto. La loro potenziale presenza era fonte di una continua tensione. C’era poi la continua concorrenza con le altre Crisalidi su chi arrivasse per prima a possedere (e quindi a mangiare) la foglia più grossa e tenera. Era in verità una continua lotta fatta soltanto per nutrirsi ed ingrassare. Sembrava proprio che ciascuna pensasse solo a se stessa.

La nostra Crisalide si domandava di tanto in tanto se anche le sue compagne sentissero il vuoto che provava lei.

Aveva notato negli anni che al sopraggiungere del primo caldo di primavera, l’aria cominciava a la farfalla come metafora della crescita personalepopolarsi di splendide creature volanti con bellissime ali variopinte.

Il battito delle loro ali era leggero quasi come l’aria stessa, eppure questi esseri meravigliosi  sembravano non temere né la pioggia né il vento.

A sera chiudevano le ali tra loro per proteggersi dall’umidità della notte e la mattina, al primo affacciarsi del sole, le aprivano di nuovo volando di fiore in fiore per succhiarne il nettare che qualcuno le aveva detto essere dolcissimo. Il loro girovagare inoltre non era utile solo a se stesse. Aveva notato infatti che queste bellissime creature, con le loro piccole zampe, portavano il polline di fiore in fiore, favorendo così nuove nascite e nuova vita.

Aveva tuttavia notato anche qualcosa di assai poco piacevole. Dopo pochissimo tempo, qualche settimana o giorno, o addirittura in certi casi, dopo un giorno solo, questi esseri alati cadevano a terra spossati, divenendo a loro volta cibo per le formiche ed altri piccoli insetti che dimoravano nel terreno, anch’essi in cerca di nutrimento.

La Crisalide trovava quella fine terribile e ne aveva paura.

Un giorno una di queste belle alate si posò casualmente sulla sua foglia e la Crisalide trovò il coraggio per rivolgerle la parola.

— Ciao! — Le disse — Io mi chiamo Crisalide. E tu? —

— Ciao Crisalide io mi chiamo Farfalla. —

— Farfalla posso chiederti una cosa? —

— Dimmi pure. —

— Vedo te e le tue compagne che volate di fiore in fiore da mattina fino a sera. La vostra vita sembra bellissima, eppure so anche che si tratta di un’esistenza assai breve… Non ti rattrista tutto questo? —

La Farfalla la guardò sorridendo. Sapeva già che un giorno quella Crisalide sarebbe stata com’era lei ora, ma questo non lo disse.

Le disse invece:

— Ora ti racconterò una Storia. Si tratta di una Storia fatta in forma di Poesia che un giorno ho sentito da uno di quegli strani animali che girano qua intorno e che tra loro si chiamano Uomini. Questa poesia non parla proprio di noi ma di un altro degli esseri che vivono da queste parti: la Tartaruga. Conosci le Tartarughe? —

— Si! — Rispose la Crisalide. — Ne ho vista qualcuna gironzolare lentamente qui per il Giardino. —

— Bene! — Riprese la Farfalla. — Anche se questa Poesia non parla direttamente di noi, forse ti aiuterà a capire.

— Ecco cosa dice:

 

MENTRE UNA NOTTE, SE N’ANNAVA A SPASSO,

LA VECCHIA TARTARUGA FECE ER PASSO

PIÙ LUNGO DE LA GAMBA E CASCÒ GIÙ

CO LA TESTA VORTATA SOTTINSÙ.

UN ROSPO JE STRILLÒ: SCEMA CHE SEI!

QUESTE SO SCAPPATELLE

CHE COSTENO LA PELLE…

LO SO — RISPOSE LEI —

MA PRIMA DE MORÌ VEDO LE STELLE!

 

Detto questo, la Farfalla volò via. La Crisalide restò lì pensosa, a guardarla. Dentro di lei però sentiva che qualcosa stava cambiando. Si ritrovò in un bozzolo che le stava sempre più stretto e che finì col rompersi. Ne uscì un nuovo Essere che era sempre lei, ma diversa.

Si accorse di avere ora due bellissime ali e d’improvviso capì il significato di quella Poesia.

Ora anche lei era una Farfalla e per quanto breve, la sua esistenza d’ora in poi avrebbe avuto un senso ed uno scopo.

Aprì le ali e volò via…

Era felice.

 

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* Poesia di Trilussa.

unsplash-logoHavilah Galaxy
Copertina a Cura di Maddalena Sarotto

Le opere citate sono proprietà dei rispettivi autori, le citazioni sono conformi all’articolo 10 della Convenzione di Berna, agli articoli 70, Legge 22 aprile 1941 n. 633 e D.L. n. 68 del 9 aprile 2003 della legge italiana

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