L’uomo e la piantina

Brevi storie di questo Tempo

L'uomo e la piantina

Mi piacciono le piante, prendermi cura di loro.

Ogni tanto, se la pianta è adatta, faccio delle talee: prendo qualche rametto, lo metto nell’acqua e quando fa le radicette le pianto nella terra.

 

Anni fa per salutare i miei colleghi di un gruppo di lavoro che lasciavo, ho regalato a ciascuno di loro un vasetto con un cucciolo di Ficus Benjamin. Qualcuno ha molto apprezzato, qualcuno meno.

Un collega in particolare ha scoperto con l’occasione di avere il pollice verde e per un po’ di tempo mi ha mostrato fiero le meraviglie del suo cucciolo che cresceva miracolosamente giorno dopo giorno.

Il suo segreto era praticare ogni mattina il “risveglio muscolare” alla tenera talea:  faceva flettere avanti e indietro delicatamente il fusto, cosa che evidentemente piaceva molto alla piantina che si sentiva curata.

 

Guardo il vasetto e vedo che la mia talea è pronta, le radici ci sono ma io non so dove piantarla. Il suo posto non è sul balcone, me lo sento.

 

Scendo a buttare la sempre presente immondizia, mia compagna di avventura, e mi accorgo che lo slargo davanti a casa mia e, in particolare il vialetto che lo attraversa, è pieno di angoli fioriti, piante di diverso genere che in questo periodo danno il meglio di sé.

 

Ora ricordo.

 

L’anno scorso qualcuno del quartiere si era adoperato per raccogliere piante da chi voleva offrirle per poi piantarle per abbellire la zona.

Avevo contribuito anche io con una piantina.

 

Come ho fatto a non notare tutta questa bellezza?

 

Il tempo lento di questo periodo, il tempo non tempo come lo chiamo io, allena lo sguardo nel qui e ora.

 

Cammino, osservo, c’è per forza qualcuno che si prende cura di tutto questo. Lo si vede da alcuni dettagli.

 

È un signore con la giacchetta gialla fosforescente, lo avevo già notato qualche giorno fa, ma non avevo osato avvicinarmi.

 

Decido, vado a casa, prendo il vasetto con la mia talea e vado dal signore giallo.

 

Mi piace questo modo per entrare in contatto con lui.

Gli chiedo se mi può piantare la piantina da qualche parte.

Decidiamo insieme il posto più adatto.

Mi ispira questo signore, è gentile, saluta tutti quelli che passano.

 

È uno straniero che si occupa di tenere pulito questo angolo del quartiere, pulisce il giardinetto dei bimbi, pota, innaffia, si prende cura…

Lo ringrazio e gli chiedo come si chiama: “Raffaele”, mi dice.

Gli rispondo “Io Gabriela, piacere” (questa volta evito di rimarcare che ho una sola L ahahhaha)

Mi viene spontaneo rispondere, “Allora siamo due arcangeli”.

Sorride “Sì, abbiamo qualcosa in comune”.

Sorrido, la mia talea è in buone mani e io oggi ho conosciuto un uomo gentile.

 

Domani tornerò a salutarlo.

Gabriela Ragazzi

Copertina a cura di Maddalena Sarotto

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