Il coraggio di lasciarmi andare
Un contributo di Fabiana
Ho deciso di lasciare l’Italia e con lei le mie abitudini, il cibo, gli amici, la famiglia;
ho deciso di sfidare me stessa e partire per un nuovo mondo, uno che non era il mio.
Avevo mille domande per la testa e preoccupazioni a non finire.
Stringevo forte con la mano destra quella del mio fratellino mentre avevo della musica nell’orecchio che non stavo propriamente ascoltando, e le lacrime facevano gara a scivolare sulle mie guance.
Con la sinistra invece tenevo la mano a mio papà, quel grande uomo che ha avuto il coraggio di lasciarmi andare e la forza di supportarmi.
Arrivata in aeroporto pensavo molto in positivo anche se poi una volta in aereo ho pianto come una fontana, io che non piango mai…
Non potevo smettere e più provavo meno riuscivo.
Non posso nascondere di aver immaginato più volte quel momento o perlomeno ci avevo provato,
ma viverlo, beh viverlo è stato cento volte più difficile.
Passata quella difficoltà mi sono resa conto che era solamente la prima di molte altre.
Come riuscire a descrivere l’ansia di stare per incontrare la propria famiglia ospitante?
Qualcuno di praticamente sconosciuto del quale tu non sai proprio nulla a riguardo, qualcuno con cui poi dover condividere e vivere i prossimi 9 mesi di vita.
Mi ero calmata, stavo bene, mi sentivo pronta, ho deciso che avrei affrontato tutto quello in cui mi sarei imbattuta senza abbattermi.
La prima persona che ho conosciuto di questo mio nuovo mondo è stata la mamma della famiglia, davvero molto dolce e disponibile. La seconda persona è stata mia sorella. Lei per me è ormai come una vera sorella di sangue, abbiamo vissuto la nostra esperienza insieme e ci siamo capite e supportate sin dal primo istante. Senza di lei non riesco a immaginare come raccontare la vita che ho vissuto in Irlanda proprio perché ne faceva una grande parte e da lì in poi ha anche preso ad essere un’importante parte del mio cuore.
Successivamente sono stata invasa da un turbine di energia, gioia e curiosità: i tre bambini della famiglia ci stavano aspettando per potersi finalmente presentare, farci conoscere i loro pupazzi, giochi preferiti, invenzioni, creazioni e mostrarci la casa.
Del papà e della figlia maggiore ho fatto conoscenza la sera, gentilissimi anche loro.
Nonostante non avessi appena corso una maratona mi sentivo esausta e dormii come un sasso.
Il giorno seguente salii in macchina con la mamma e mia sorella per acquistare l’essenziale per la scuola e soprattutto per la divisa. Ogni scuola infatti prevede che gli alunni indossino un determinato colore e tipo di pantaloni o gonna, un colore di camicia, e la cravatta e il maglioncino con lo stemma della scuola.
Quei primi momenti sono stati significativi, ovviamente, ma non voglio screditare quelli successivi.
Mi crederete pazza ad andare in braccio all’ignoto eppure io nonostante l’agitazione e il fatto di essere terrorizzata, avevo allo stesso tempo un buon presentimento, ero carica di adrenalina e stracolma di speranza, bastava che mi si guardasse negli occhi per vederla traboccare.