I meccanismi di difesa- prima parte
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Sigmund Freud teorizza che i modi caratteristici che adotti per difenderti dalla ansietà sono forti rivelatori della tua personalità più in generale.
Come la fronteggi? Come ti difendi psicologicamente? Come ti proteggi dai pensieri dolorosi, dagli impulsi cattivi, dalle pulsioni negative?
Freud padre e la figlia Anna, al riguardo, hanno proposto diversi importanti meccanismi di difesa.
Questi non sono altro che diverse tecniche impiegate dalla nostra mente per controllare gli istinti ed evitare le ansietà.
Tutti noi facciamo uso dei diversi meccanismi e ciò non di meno siamo raramente coscienti di farvi ricorso.
Possiamo pensare che questi meccanismi facciano, nei confronti dell’ansietà, ciò che le endorfine fanno nei confronti del dolore fisico, ovverosia ridurre il suo impatto.
Tuttavia essi distorcono la realtà oppure ci impediscono di intraprendere azioni per migliorare una situazione e così facendo, ci arrecano un danno.
In pratica essi devono combattere contro un mondo interno troppo esigente ed un mondo esterno che presenta minacce e quindi controllano e pertanto alleviano l’angoscia e fanno questo apportando distorsioni alla realtà.
Anche se i meccanismi di difesa permettono solo un soddisfacimento parziale delle pulsioni, per un organismo in stato di tensione qualche soddisfazione è meglio di niente.
Ne diamo ora un breve elenco, scegliendo fra i più importanti.
La RIMOZIONE: mantiene al di fuori della coscienza desideri, fantasie, sentimenti e in generale contenuti mentali inaccettabili.
È il meccanismo difensivo più forte ed efficace, ma è anche il più dispendioso, in quanto richiede un continuo investimento di energia per mantenere nell’inconscio il materiale rimosso.
La rimozione non agisce sulla pulsione, ma sui suoi rappresentanti ideativi ed è molto difficile che questo materiale venga portato volontariamente al livello di coscienza.
La REPRESSIONE: si differenzia dalla rimozione perché è attivata coscientemente, mentre la rimozione è inconscia.
È il risultato di una strategia mentale che porta l’individuo a non pensare più ad un contenuto della mente che si vuole sia occultato in modo efficace. Trattandosi di materiale che viene allontanato volontariamente dalla mente, esso può essere richiamato alla coscienza.
A seguito della formazione reattiva, indotta dalla repressione stessa, l’individuo assume atteggiamenti coscienti che costruiscono il ribaltamento del contenuto inconscio, vissuto come intollerabile.
Avviene cioè che un elemento venga soppresso e mantenuto inconscio per mezzo di un eccesso di enfasi sul suo contrario, per far sì che il primo scompaia.
Può riguardare comportamenti, stati d’animo, tratti di carattere.
Per esempio, un desiderio inconscio di esibizionismo può trasformarsi, attraverso la formazione reattiva, in un modo di comportarsi estremamente pudico.
La formazione reattiva, nei suoi aspetti più rigidi, è caratteristica della nevrosi ossessiva.
L’ISOLAMENTO: fa sì che un pensiero o un comportamento sia privato delle sue connessioni con altri pensieri o comportamenti. Attraverso questa difesa il contenuto conflittuale viene isolato e diventa così meno doloroso.
Un esempio consiste nella separazione tra gli aspetti sensuali e quelli affettuosi nelle relazioni sessuali, che possono condurre alcuni individui a non poter avere rapporti sessuali con la persona che amano e a poterli realizzare solo con incontri occasionali, con persone non amate o dedite alla prostituzione.
Una forma particolare di questa difesa è l’isolamento dell’affetto che si evidenzia quando un contenuto della mente è sganciato dagli affetti che gli sono legati e viene affrontato solo da un punto di vista razionale, senza alcun coinvolgimento emotivo.
L’ANNULLAMENTO RETROATTIVO: è una difesa che consiste nell’attivazione di un comportamento di segno opposto ad un comportamento precedente, che in tal modo si cerca illusoriamente di annullare.
Si tratta dì qualcosa di simile a un atto di riparazione o di espiazione.
La PROIEZIONE: è un’operazione difensiva in cui il soggetto espelle da sé e colloca nell’altro, affetti, desideri e tratti di carattere generalmente considerati negativi, che egli rifiuta e non riconosce in se stesso.
È il meccanismo che sta alla base della paranoia e della fobia.
Ciò che avvertiamo come insopportabile o minaccioso negli altri, in base alla proiezione, è ciò che appartiene a noi e di cui ci vogliamo liberare.
L’INTROIEZIONE: è un meccanismo difensivo speculare alla proiezione, attraverso il quale il soggetto trasferisce dentro di sé degli aspetti, spesso considerati positivi, che appartengono al mondo esterno.
È alla base della identificazione.
Nel prossimo articolo vedremo altri meccanismi, che ci danno un sollievo parziale, ma ci privano di molta energia.
Comitato Scientifico UPE
Voce di Andrea Di Cosola