Her, un film di Spike Jonze

Her, un film di Spike Jonze

Se vi doveste mettere a pensare a un film che vi ha colpito particolarmente, uscito negli ultimi 10 anni, un film coinvolgente, Her, un film di Spike Jonze her spike Jonzeinnovativo e inaspettatamente toccante, quale sarebbe? Per me sicuramente Her (Lei) di Spike Jonze.

Superficialmente interpretato come uno di quei film Sci-fi dove un uomo solo e triste si innamora di un intelligenza artificiale, Her è molto più di questo.

È uno dei ritratti più intimi e personali sull’amore che si possa mai vedere. L’intimità che si va a creare tra il personaggio principale Theodore, uno scrittore promettente di biglietti di auguri per altre persone, e la sua assistente artificiale Samantha. È una delle relazioni più profonde e sincere mai portate sullo schermo.

Tutto quanto in questo film dalla fotografia del paesaggio urbano di Los Angeles, con le luci della città e gli schermi dei televisori sullo sfondo, alla musica dolce e malinconica che accompagna una fuga in spiaggia, al rapporto tra Theodore e le persone che lo circondano, mostra un’umanità cosi profonda e ingenuamente pura e innocente che ci eravamo ormai scordati esistesse.

La semplicità e l’empatia sono le qualità più importanti in Theodore, che farebbe intenerire chiunque. Queste le ritrova anche nella sua amata Samantha che, pur essendo un’intelligenza artificiale, diventa uno dei personaggi più umanamente reali mai visti. Tant’è che nel corso del film lei incomincia a sviluppare una sua coscienza e un suo modo di pensare, nutre dei sentimenti reali, delle paure e delle insicurezze come tutti gli esseri umani, si mostra vulnerabile e amorevole verso Theodore e diventa una vera ancora di salvezza per lui. Forse anche la chiave per capire tante cose della sua vita, per apprezzarla, per incominciare ad amare le cose banali e semplici, per iniziare ad amare se stesso e per riconoscere gli errori del suo passato e della sua relazione finita male con l’ex moglie Katherine.

È la risposta del regista a Lost in Translation di Sofia Coppola, che è stata sua moglie tra il 1999 e il 2003, che riflette delle tematiche simili, come il protagonista che in entrambi i film percepiamo che si trova inglobato in un mondo urbanizzato e tecnologicamente avanzato che lo disorienta, in contrasto con il suo carattere più introverso e profondo; e quello stesso modo di raccontare così delicato, introspettivo e ammaliante che ti avvolge.

Ricordo ancora la prima volta che lo vidi in tv, non davano niente di speciale e per caso girai su un canale dove iniziava questo film di cui avevo visto soltanto la locandina. Incominciai a vederlo e dalla prima scena mi fece sentire un calore al petto delicatissimo, un calore che ti fa sentire bene e ti conforta, non riuscivo più a smettere di guardarlo ed ero conquistato da questa storia, così, in maniera spontanea e senza avere aspettative.

Forse questi sono i film che riescono ad entrare più direttamente nel proprio cuore. L’insegnamento che dà riguardo agli esseri umani, al loro modo così fragile di essere e di esistere, di vedere il mondo, di aggrapparsi incessantemente al passato fino a diventare un ostacolo emotivo, è sentimentalmente potente e innocente allo stesso tempo, in maniera struggente, non puoi non commuoverti davanti a uno spettacolo del genere.

 

“Nessuno di noi è uguale a un attimo fa, e non dovremmo cercare di esserlo perché è troppo doloroso”

Andrea Andolfo

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