Facce stanche e sognanti
Un contributo di Alessio Fino
Arrivare a scuola poco prima delle otto, con una faccia da sonnambulo a volte scavata da due occhiaie e trovare i compagni di classe a scherzare e ridere, o anche solo a scambiarsi due parole nel freddo della mattinata. Hanno la stessa faccia stanca che ho io, siamo tutti messi così, nel pieno del semestre di studio. C’è una sorta di sintonia, quasi come le nostre occhiaie fossero dei piccoli walkie talkie, siamo tutti sulla stessa barca e lo siamo stati per parecchi anni.
Quelle conversazioni nascevano lì, dal niente, in quei pochi minuti prima di entrare in una classe in cui studiamo ciò che ci appassiona e viviamo una vita di cui siamo stanchi.
C’è chi cerca di più, la scuola è troppo piccola per le sue ambizioni e non vede l’ora di sedere ai banchi dell’Università. Ci sono coloro la cui sola preoccupazione è la prossima verifica, e tanti altri. Ma tutti, i più spavaldi e i più impauriti condividiamo qualcosa: Tutti guardiamo l’immenso mondo dei grandi, di cui un giorno faremo parte, sentendoci tutti così piccoli e inadeguati, noi che siamo stati abituati a vivere solo in quello dei bambini. L’unica rivincita che possiamo prenderci sono quelle risate, il tempo passato insieme a non pensare a niente, noi che da soli siamo tutti così spaventati, e insieme così spensierati.
Entro un anno questi momenti sembreranno lontani decenni, ci sarà chi lavorerà già, chi impazzirà dietro ai banchi dell’Università, chi avrà imparato una nuova lingua e sarà andato a fare fortuna in una terra di opportunità. Saremo tutti così lontani, a rincorrere ognuno i suoi sogni, e a farci strada timidamente tra gli altri adulti. Possiamo già pregustare questi momenti, sembrano così reali anche se dimorano ancora nella nostra immaginazione, e il loro contrasto con il mondo che ci circonda sembra scuotere le fondamenta della realtà, al punto che l’immaginazione diventa più consistente della realtà e sembra di vivere in un mondo inesistente.
Tutto ciò però ora è da vivere dietro ad uno schermo, dove l’intera aula è racchiusa in un piccolo monitor. Le facce stanche non si mostrano, nascoste dietro ad un cerchio che riporta l’iniziale del nome, e quando lo fanno sono sfocate, non sembrano reali. L’immagine della vita a scuola è sempre la stessa, ma attraverso il computer si mostra distorta, non reale. Ma questa immagine merita un pensiero tutto per sé.
Alessio Fino
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