Cortocircuiti emozionali

Cortocircuiti emozionali

L’indissolubile legame tra intelligenza emotiva e sviluppo cognitivo

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La Dott.ssa Daniela Lucangeli, docente di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Padova, è una specialista dell’apprendimento e in particolare del rapporto tra apprendimento ed emozioni. Il suo lavoro è principalmente quello di aiutare bambini che, per diverse ragioni, hanno delle difficoltà e ha sviluppato il concetto di cortocircuito emozionale per descrivere quelle situazioni di difficoltà emotiva, paura, dolore che rendono difficile l’interazione con il mondo, la comunicazione e l’apprendimento. Durante la conferenza TEDx di Milano (2017) la Dott.ssa Lucangeli ha esposto alcune delle sue ricerche a proposito dei problemi di apprendimento e dei meccanismi alla base dei cortocircuiti emozionali, con un’analisi orientata non solo ai bambini ma che può essere estesa ad ogni essere umano. Il quadro che ne emerge evidenzia l’enorme ruolo delle emozioni quali elemento inscindibile del processo di costruzione e richiamo di ciò che memorizziamo.

“Il nostro cervello – afferma la Dott.ssa Lucangeli – è uno strabiliante ribollitore biochimico; ogni millesimo di secondo si sviluppano milioni di miliardi di connessioni che mettono in moto una trasformazione di che siamo stati e di ciò che saremo. A modificare tutto questo sono le informazioni che stanno entrando, e che in qualche modo seminano qualche cosa di nuovo, che determina potatura in ciò che siamo stati e nuove gemmazioni.” Si tratta della neuroplasticità, la caratteristica dei neuroni del cervello di trasformarsi, sviluppando sempre nuovi circuiti cerebrali, in un meccanismo continuo che determina l’essere vivente che ciascuno di noi, momento dopo momento, sceglie di essere.

Ogni stimolo dell’ambiente produce delle informazioni neuroelettriche, che attraverso il sistema nervoso periferico (che permea tutto il nostro corpo) arrivano al cervello, il quale rielabora questi stimoli e ci dà delle informazioni. In questo meccanismo, le emozioni innescano dei processi incredibili a livello neurofunzionale, che sono in grado di influenzare non solo l’apprendimento, ma anche la costruzione delle memorie e lo sviluppo del comportamento.

“Il nostro cervello produce costantemente energia. Quando dormiamo i nostri circuiti neuroelettrici producono 3Hz, che diventano 9Hz quando siamo svegli. Ma basta che entri in gioco un’emozione perché si verifichino dei picchi herziali nella nostra attività celebrale e delle conseguenti modificazioni fisiologiche, che non possiamo controllare con la volontà. Per quanto il nostro cervello possa essere addestrato, non possiamo controllare tutti i nostri comportamenti con la mente, perché le emozioni positive e negative prendono il sopravvento.”

L’emozione viene definita dalla Dott.ssa Lucangeli “il grande decisore”, più potente del sistema cognitivo, perché è proprio l’attivazione emozionale che favorisce la creazione di memorie durature. Nel cervello vengono infatti immagazzinati allo stesso tempo memorie e stati emozionali provati durante un’esperienza, e ogni volta che il ricordo di quel vissuto viene richiamato si rievocherà con esso lo stato emozionale con cui il contenuto appreso è stato tracciato. Ad esempio, se ripensiamo ad un errore che crediamo di aver commesso nel passato, la traccia cui quel ricordo è associato e che determina la nostra reazione, non è l’errore in sé, ma il dolore che ne deriva.

L’emozione è un decisore intelligente, che però ha solo due tipologie principali di risposte: dolore o gioia. Questo perché le emozioni nascono nel nostro sistema evolutivo fondamentalmente per dirci: scappa se ti duole, tieni e cerca se ti fa bene. E i meccanismi che mediano queste due reazioni sono molto differenti.

“La gioia produce un picco herziale breve e molto intenso che traccia la memoria in pochi istanti. La breve durata è funzionale a far sì che il cervello non si adagi, ma continui nella ricerca di quel piacere (in fondo se ci siamo evoluti in questo modo è per tendere alla ricerca delle cose che ci fanno stare bene ndr). Al contrario, nel caso del dolore, dell’angoscia, della paura o dell’ansia l’onda herziale si comporta in modo molto diverso e produce un segnale molto meno intenso, quasi sotto la soglia dell’inconscio, ma più ampio e duraturo. Questo stimolo primordiale evolutivo si è sviluppato con una funzione di un alert, ci comunica che dobbiamo scappare da una situazione di potenziale pericolo.” Proprio perché il dolore serve al cervello per comunicare alla persona di rifuggire da certe situazioni, il sistema va a tracciare le memorie rendendo quel ricordo ancora più vivido e condizionante. Inoltre, i recenti studi sull’epigenetica ci stanno dimostrando che le memorie del dolore non sono solo individuali ma possono essere transgenerazionali. È stato osservato nei topi come l’alert della paura per un evento subito dalla madre, possa essere trasmesso fino a tre generazioni.

Potrebbe sembrare che non ci sia via d’uscita ma non è così, perché non è la mente razionale che controlla le emozioni. Abbiamo però a disposizione tanti interruttori, che sono piccoli gesti e azioni semplici, che possono attivare circuiti neuroelettrici potentissimi. Gli studi ci dicono che ad esempio bastano 30 secondi di abbraccio per comandare all’amigdala, una piccola parte del sistema limbico, di produrre ossitocina, quel magico ormone che permette alle donne di resistere al dolore del parto e ci permette di fidarci delle persone che abbiamo intorno. Riattivare una comunicazione fatta di abbracci, sorrisi, sguardi e carezze e che trasmetta fiducia e comprensione, implica mettere nel circuito delle memorie permanenti legate alle emozioni che costruiscono ben-essere e non mal-essere.

Per disinnescare il cortocircuito emozionale è importante neutralizzare le emozioni negative, soprattutto la paura e il senso di colpa, creando una situazione positiva e stimolando emozioni positive. La Dott.ssa Lucangeli riconosce nel diritto all’errore uno dei più grandi antagonisti al senso di colpa e alla paura. L’esperienza dell’errore, non solo nei bambini ma in tutti noi, non dovrebbe essere percepita emotivamente come elemento negativo e punibile (che sviluppa naturalmente un sentimento di paura, e di conseguenza istinto di fuga), ma con amore, come diritto fondamentale di ogni persona in cammino. Riconoscendoci il diritto all’errore cambia di fatto il nostro livello di consapevolezza e possiamo vivere ogni esperienza come un processo di modifica e di miglioramento continuo, come un’opportunità per sviluppare al massimo le nostre potenzialità e stare bene.

Qui sotto il link al seminario della Dott.ssa Lucangeli

ted.com/talks/daniela_lucangeli

Comitato Scientifico UPE

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