Big Fish di Tim Burton
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Il bambino che è in me, che non faceva altro che guardare i suoi film come “La Fabbrica di Cioccolato”, “Edward Mani di Forbice”, “Batman” e altri ancora, non vedeva l’ora di proporvi questo suo film, che ,se pur scoperto più avanti, è diventato uno dei miei preferiti.
Sto parlando del regista conosciuto per le sue pellicole fantasmagoriche, gotiche, piene di personaggi solitari, incompresi e alquanto dark, e spesso perfette per Halloween. Sto parlando di Tim Burton e il suo acclamato Big Fish – La Storia di Una Vita Incredibile.
Molto diverso dalle altre pellicole che vedono sempre la partecipazione di Johnny Depp come protagonista indiscusso in ruoli complessi, alquanto patologici e fascinosamente gotici, ma sicuramente un film indimenticabile per i fan e per la carriera del regista.
Vediamo un rapporto complicato tra un padre e un figlio, Edward e Will Bloom. Il padre racconta storie e fiabe sulla sua vita continuamente al figlio e a tutti i conoscenti e amici da che Will se ne ricordi.
Will decide di averne abbastanza delle bugie fantasiose del padre e taglia tutti i ponti con lui.
Finché tre anni dopo viene chiamato dalla madre perché Edward è ormai in fin di vita e dovrà ritornare nella sua casa di infanzia insieme alla moglie incinta per passare gli ultimi momenti con il padre e provare a capire finalmente cosa ci sia dietro tutte quelle favole che gli ha sempre raccontato fin da bambino.
Da qui cominciamo in parallelo a conoscere tutta la vita di Edward Bloom attraverso i racconti che fa: vediamo come da bambino sia riuscito a conoscere la sua morte guardando nell’occhio malato di una strega, come abbia intrapreso un viaggio insieme ad un gigante di nome Karl, affrontato una scorciatoia piena di insidie per arrivare in una cittadina dove si appendono le scarpe ad un filo e non ci si preoccupa di niente, come abbia lavorato per un circo gratuitamente per conoscere e conquistare l’amore della sua vita, attraversato tutta l’Asia in compagnia di due gemelle siamesi. E infine il racconto e il tema che si ripete più volte, quello del giorno della nascita del figlio, in cui Edward sarebbe riuscito a pescare un pesce enorme usando la propria fede nuziale come esca.
Tutte queste favole così magiche ci fanno sognare per tutta la durata del film, inconsciamente colme di simbologie e significati sulla vita e sulla morte. Una tra le più importanti è sicuramente quella sul venire a conoscenza della propria morte. Essendo questo accaduto all’Edward bambino, vediamo che il più delle volte se ne ricorda quando dovrà affrontare qualche difficoltà, diventando cosi straordinariamente spavaldo e affrontando ogni ostacolo senza paura, perché sa già come morirà.
È forse questo un modo diverso di pensare a come affrontare la vita? Ogni qualvolta che il nostro pensiero angoscioso si è rivolto alla questione ignota della morte il nostro battito si è accelerato, il nostro sangue gelato e siamo rimasti immobili davanti alle avversità, pensando che quello potesse essere il nostro ultimo momento. Aspettare la morte da un momento all’altro ci pone in uno stato di ansia perpetuo e ci fa vivere male. Vederlo come un fatto lontano e distante ci fa vivere a pieno invece, come quando da bambini scopriamo per la prima volta la morte e chiediamo terrorizzati ai nostri genitori cosa sia e se succederà anche a noi e loro ci rispondono “ Si amore, ma devono passare anni e anni prima che succeda, hai tutta una vita davanti”.
Andando avanti con la storia, Will decide di scoprire da solo cosa si celasse dietro i racconti, pensando che si nascondessero verità troppo scomode o che i viaggi infiniti del padre fossero tutto altro che per il lavoro, ricredendosi anche in quelle che erano le sue preoccupazioni. Comprese le ragioni del padre e venendogli incontro, decide di compiacere il padre e fare lui questa volta da cantastorie, apprezzando finalmente il sottile confine tra realtà e fantasia. Sicuramente vi risulterà difficile vedere la differenza tra le due, ma la fantasia e l’immaginazione qui non sono una fuga dalla realtà, bensì un modo per renderla più dolce e più bella di come possiamo ricordarcela. Non è mentire, è semplicemente abbellire la nostra vita quotidiana, sognare e raccontarci favole della buona notte proprio come faceva la nostra mamma da bambini quando ci metteva a letto. Abbiamo sempre bisogno di favole e storie a cui credere per vivere. Ce ne raccontiamo per rendere più piacevole una verità scomoda o semplicemente per vivere eternamente attraverso di esse.
“Il pesce più grosso del mare diventa tale non facendosi mai catturare”
Andrea Andolfo
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Voce di Andrea Di Cosola