Frances Ha di Noah Baumbach

Frances Ha di Noah Baumbach

Affrontare da giovani le prime difficoltà del mondo è sempre molto difficile. Non si sa mai come comportarsi, tenere a bada i contiFrances Ha di Noah Baumbach 2012 e le bollette con il proprio lavoro precario è sempre un disastro. Non si è mai soddisfatti di quello che si fa perché si è agli inizi e, ricchi di entusiasmo, si vorrebbe fare tutto ma la mancanza di strumenti ci arena allo sconforto.

Ci illudiamo di poter controllare tutto, le nostre vite e quelle di chi ci sta intorno, e sogniamo. Sogniamo continuamente grazie a quella forza e vitalità che si ha da giovani.

La stessa che si vede in Frances e la sua amica Sophie, nel film Frances Ha di Noah Baumbach. Migliori amiche dai tempi del college, convivono nello stesso appartamento a New York, e vivono un rapporto di amicizia così intenso, vero e quasi simbiotico che fa venire voglia anche a noi di trasferirci e stare ventiquattro ore su ventiquattro con la propria migliore amica. Ma il punto centrale di questa pellicola non è la loro amicizia affettuosamente morbosa ma bensì Frances, e il suo percorso di crescita personale dopo che Sophie gli annuncia di volersi trasferire e andare a vivere insieme al suo fidanzato.

Frances purtroppo è solo una tirocinante in una compagnia di danza, vorrebbe fare carriera come ballerina o coreografa, ma il suo potenziale e la sua tenacia non vengono riconosciute. Vista la mancanza di fondi e la crisi del suo rapporto con Sophie, si vedrà costretta a trasferirsi in più occasioni come una nomade in cerca di un posto dove poter trovare alloggio e ricreare un nido piacevole come lo condivideva con la sua amica.

Il film è diviso in vari episodi, ognuno intitolato con l’indirizzo della casa in cui Frances si trasferisce, una struttura che con l’andare avanti della trama, fino a giungere al finale, farà comprendere meglio il titolo “Frances Ha”.

Sta di fatto che Frances, durante tutte le difficoltà che incontra, rimane sempre umile e appassionata alla vita e alle piccole cose che ne appartengono, mostra continuamente quella gioia infantile e pura che non perde mai e che dimostra nei confronti di tutti.

È l’immagine perfetta dell’entusiasmo che sentiamo da giovani appena affacciati al mondo, di quel periodo della vita che attraversa tutti i ventenni e che è pervaso da indipendenza, caos, insicurezze e una visione genuina della realtà.

 

Anche la fotografia e la grande qualità della cinematografia in bianco e nero rende questa idea romantica e nostalgica dell’essere giovani.

In più senza dubbio non bisogna dimenticare come l’atmosfera della “Grande Mela” pervada l’essenza del film anche attraverso il modo di parlare dei personaggi, chiaramente influenzato dal più grande nevrotico newyorkese nel cinema, Woody Allen. Infatti in questo film, come in altri del regista, si sente quella parlantina nervosa, criptica e caotica, spesso cinica e pessimista, o realista, dipende dai punti di vista, che a me piace considerare come lo specchio del caos esaltante della città e che si rivede nei suoi orgogliosi abitanti.

Come spesso capita in questo genere di film, ci sono delle cene o delle feste organizzate all’ultimo momento con gente che non hai mai visto prima, proprio come in una delle mie scene preferite. Frances si trova a cena con gente più grande e più matura di lei e il suo comportamento molto giocoso non attacca con loro, anzi in alcune situazioni crea anche un po’ di imbarazzo e di disagio a tavola, finché Frances non spiega a una donna qual’è la sua idea di amore vero e di cosa vorrebbe in un rapporto e la lascia senza parole. Con quel monologo molto semplice e diretto ci mostra tutti quegli obiettivi, desideri e sogni che si hanno quando si è ancora ingenui, che spesso con l’avanzare del tempo si distruggono e scompaiono. Questo però non è il suo caso. Frances non rinuncia in nessun modo alle sue passioni, e seppur con qualche turbolenza riesce benissimo ad arrivare alla fine di un percorso di crescita personale, di scoperta di una propria autonomia e di entrata nell’età adulta che ci insegna molto sulla vita.

Così, talvolta, anche le storie semplici e apparentemente frivole sanno emozionarci come mai avremmo pensato.

Andrea Andolfo

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