I primi ricordi dell’infanzia sono custoditi da ciascuno di noi come qualcosa di estremamente prezioso e personale. Ma per quattro persone su dieci si tratta di ricordi almeno in parte falsi. Lo ha suggerito, sulla base di una ricerca sperimentale pubblicata su “Psychological Science” una collaborazione tra università del Regno Unito.
Lo studio ha coinvolto 6641 soggetti, a cui è stato dato un approfondito questionario. E il primo indizio di qualcosa di strano è emerso analizzando le risposte alla domanda sull’età a cui i soggetti pensavano risalisse il loro primo ricordo. Circa 2500 hanno infatti risposto di avere memoria dei due anni e quasi 900 addirittura del primo anno di vita, mentre secondo alcuni studi i ricordi non si fissano prima dei 3-3,5 anni di età. E questa strana cronologia veniva riferita più frequentemente dalle persone di mezza età o più anziane.
Per approfondire la questione, gli sperimentatori hanno chiesto ai partecipanti di dettagliare meglio quello che loro ricordavano con certezza come primo ricordo, cioè senza riferimento a storie familiari, fotografie, e così via. Gli autori hanno poi esaminato contenuto, linguaggio e dettagli delle descrizioni fornite per capire per quale motivo i soggetti dichiarassero un’età impossibile per la formazione delle memorie. Dall’analisi è emerso che molti ricordi precedenti ai due anni di età sembravano composti da un frammento di una prima esperienza, per esempio l’immagine di una carrozzina o una relazione con un familiare, su cui poi s’innestavano altri fatti ricavati da notizie, fotografie o racconti della propria infanzia.
Il risultato è che quando si chiede a un soggetto di descrivere il suo primo ricordo, egli spesso fa riferimento a una rappresentazione mentale che consiste in realtà in un mosaico di frammenti diversi, invece che a un autentico episodio di vita vissuto soggettivamente. Con il passare del tempo, queste rappresentazioni mentali diventano sempre più legate tra loro e riferite a un particolare periodo cronologico.
“Inoltre, è possibile che a questo mosaico di frammenti diversi si aggiungano inconsciamente ulteriori dettagli, come indossare un pannolino mentre si è nella carrozzina”, ha spiegato Shazia Akhtar, ricercatrice dell’Università di Bradford e primo autore dello studio. “Per questa persona, il ricordo si è formato per esempio dopo aver sentito qualcuno dire ‘ tua madre aveva una grande carrozzina’; ma il dato forse più eclatante e sorprendente è che il soggetto di solito non si rende conto che il ricordo non è autentico.”
Questo, secondo la scienziata, è dovuto almeno parzialmente al fatto che i sistemi che ci permettono di ricordare le esperienze sono molto complessi e quindi è necessario aspettare i 5-6 anni di età affinché inizino a consolidarsi ricordi ti tipo adulto; in parte perché deve esserci un sufficiente grado di maturazione neurobiologica e in parte per come la mente inizia a comprendere il mondo.
Tratto da “Le Scienze”del 20 luglio 2018
Di seguito il link allo studio citato nell’articolo
http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0956797618778831?journalCode=pssa