Dagli abissi marini all'introspezione personale
A cura di Martina Pierdomenico
Il mare profondo: l’ecosistema più vasto e misterioso del pianeta
Che il mare ricopra più di due terzi della superficie terrestre è cosa assai nota, ma forse meno noto è che più del 90% dell’ambiente marino è costituito da quello che in inglese viene chiamato “deep sea” ovvero mare profondo, a centinaia o migliaia di metri di profondità, che di fatto rappresenta il più vasto ecosistema del nostro pianeta.
Gli adattamenti estremi della vita abissale
Gli ambienti abissali presentano caratteristiche uniche ed estreme. Al di sotto dei 200 m la luce non penetra e regna il buio totale, la pressione aumenta rapidamente con la profondità, raggiungendo valori elevatissimi negli abissi, al contrario delle temperature, molto basse e spesso vicine allo zero. Ciononostante, le profondità abissali ospitano una grande varietà di organismi, che hanno sviluppato straordinari adattamenti per vivere in queste condizioni estreme e che svolgono un ruolo fondamentale nel regolare gli equilibri dell’intero pianeta.
Le strategie che gli organismi abissali hanno adottato per fronteggiare condizioni ambientali apparentemente ostili per la vita sono le più diverse e sorprendenti. Per resistere alle elevate pressioni alcuni pesci hanno assunto corpi molli e flessibili, o sviluppato specifiche proteine e strutture cellulari. Molti abitanti delle oscurità sono bioluminescenti, producendo luce in varie forme e colori – attraverso reazioni chimiche interne o grazie alla simbiosi con batteri – che usano per comunicare, riprodursi, attrarre prede o dissuadere predatori. Nell’assenza di luce esterna, altre specie hanno ridotto o totalmente eliminato gli occhi, potenziando così gli altri apparati sensoriali. Un altro adattamento evolutivo comune nelle specie abissali è legato al rallentamento del metabolismo, che riduce il consumo di energia consentendo agli organismi di sopravvivere alla scarsità di prede e a lunghi periodi di digiuno.
Il deep sea dentro di noi: metafora dell’inconscio
Tuttavia, nonostante la loro estensione, importanza e fascino, gli ambienti abissali sono ancora in gran parte sconosciuti, poiché abbiamo esplorato solamente una minima parte delle profondità marine, e il deep sea continua a rimanere uno dei luoghi più misteriosi per la scienza.
Come negli oceani, anche in noi ci sono zone abissali – quelle più intime, meno visibili, spesso dimenticate e poco conosciute persino a noi stessi – che custodiscono risorse, emozioni, traumi e intuizioni preziose. E che, come nell’oceano, costituiscono una parte sostanziale del nostro mondo interiore ma che spesso rimangono poco esplorate.
Ascoltare il silenzio per trovare la propria luce
Per una crescita personale e una maggiore comprensione di noi stessi, l’invito è di affrontare quel viaggio introspettivo in profondità, attraverso il nostro personale abisso. E proprio dagli oceani possiamo prendere ispirazione per scendere in profondità.
Scendere in profondità significa innanzitutto fermarsi, ascoltare e accogliere. Abbandonare la superficie della quotidianità e immergersi in ciò che spesso evitiamo: silenzio, vuoto, lentezza. Ma proprio lì risiede la nostra parte più autentica e da lì può nascere il vero cambiamento.
Lentezza e profondità: le vere radici del cambiamento
Le strategie di adattamento degli organismi marini ci insegnano che nelle profondità si celano capacità di resilienza emotiva, creazione di luce propria e trasformazione interiore. Nel silenzio del nostro profondo possiamo apprendere che il tempo interiore ha dei ritmi differenti dalla frenesia della superficie e che il nostro sentire può affinarsi nella calma e nel buio. Possiamo capire che abbiamo la forza e le capacità per prosperare anche in condizioni che all’apparenza sembravano ostili. Dall’abisso possiamo attingere a risorse nascoste che emergono solo in profondità ed accedere alle nostre verità celate.
La crescita personale non sempre è rumorosa o veloce: a volte è silenziosa, profonda e lenta, proprio come la vita negli abissi.