Resilienza, uomo e ambiente- prima parte
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C’è una frase che per me indica in modo esaustivo il concetto di resilienza: «QUEL CHE NON MI UCCIDE, MI RENDE PIÙ FORTE». Questo pensiero fu espresso da Nietzsche in un’opera della fine del 1800 con la quale, nel criticare la cultura europea dell’epoca, fondata sui principi socratici, esalta le figure storiche rappresentative ed emblematiche di ciò che egli concettualizza nel superuomo.
Dalla decadenza dei valori dei costumi Nietzsche prende spunto per acclamare la rinascita dell’uomo con spirito costruttivo di fronte al negativo. Con la morte di Dio si palesa la fine di tutte le illusioni dell’essere umano, l’uomo sostituisce Dio con idoli e falsi miti per trovare un senso alla vita e alla morte. Ma lo scopo della vita può essere superato solo con un accrescimento dello spirito personale, in cui l’uomo è libero dalle catene e dai falsi valori etici e sociali.
Il concetto di resilienza, plasticamente espresso da Nietzsche, ha però antecedenti nel concetto platonico di forza d’animo, descritto nella Repubblica ed espresso in termini di forza irresistibile e invincibile che rende ogni anima imbattibile di fronte alle avversità.
Più recentemente Galimberti, basandosi sulla definizione data dal filosofo ateniese, inquadra la forza d’animo in termini di sentimento e in una interrelazione tra razionale e passionale, come peraltro espresso anche da Platone nel Fedro, ma descrive il percorso di funzionamento in termini psicoanalitici.
La resilienza sarebbe una forza fondata su persistenti emozioni che ci consente di orientare le nostre scelte dopo aver analizzato la nostra parte razionale. Ma le scelte devono essere le nostre, non imposte dai rapporti sociali o culturali. Diversamente potremmo sentirci estranei a noi stessi rischiando in tal modo di ledere l’equilibrio tra noi e, per l’appunto, noi stessi. È in tal modo che per il filosofo brianzolo ha origine la malattia.
La resilienza è, quindi, una capacità che l’uomo ha e che gli permette di reagire di fronte alla sofferenza, ai momenti difficili che incontra durante l’esistenza. Ma tale capacità non è una esclusiva dell’uomo, essa appartiene anche ai sistemi ecologici, biologici e sociali.
In fisica il concetto di resilienza è inteso quale capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi
ed in ecologia è utilizzato per indicare la caratteristica della materia vivente di auto-ripararsi dopo un evento (un cataclisma naturale o creato dall’uomo) e di ritornare al suo stato iniziale.
Similmente, in sociologia la resilienza è intesa come capacità di una comunità di rigenerarsi e ritornare in uno stato di riequilibrio dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che ha modificato quello stato.
Per ritornare sull’uomo, la psicologia definisce la resilienza come capacità dell’individuo di affrontare e superare un evento traumatico o di difficoltà. La resilienza indica quella capacità di fronteggiare positivamente gli eventi traumatici, riorganizzando la propria vita e restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Una persona resiliente affronta le avversità fronteggiando le situazioni avverse riuscendo, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a ripristinare la propria vita dandogli uno slancio nuovo e spesso inaspettato. Ciò non diversamente da quello che avviene in natura, basti pensare a una foresta devastata dal fuoco e al mare cosparso d’inquinanti a causa dell’affondamento di una petroliera.
A distanza di tempo la flora e la fauna ricompare e la vita, che sembrava definitivamente scomparsa, riappare in varie forme e colori.
(…continua…)
Lamberto Tagliasacchi
Voce Andrea Di Cosola