Il mio primo sogno lucido

Il mio primo sogno lucido

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Attraversavo un periodo di grandi sollecitazioni e mi arrivavano tanti segnali che mi riportavano sempre ad un messaggio preciso… ritrovare una spiritualità profonda con me stessa.

Quel paio di scarpe nuove, quella vacanza particolare, un vestito iniziavano a non avere più senso, anzi avrei voluto svestirmi di ogni cosa . Vivevo una vita in vetrina e sentivo sempre di più la necessità di astenermi dal consumare.

Non perdurava nel tempo la gioia che pretendevo di avere da cose inanimate e materiali.

Non suscitavano più in me la sorpresa di come quando ero bambina , quella precisa emozione di quando si scoprono e si imparano cose nuove, si vivono nuove esperienze.

Iniziai a vacillare, anche perché fino a quel momento ero convinta di poter gestire tutto, anche le persone, i miei figli e l’uomo al mio fianco.

Un uomo del quale non conoscevo nulla ma dal quale pretendevo la totale e completa comprensione.

Conobbi una terapista di una pratica Hawaiana molto antica chiamata Ho’ponopono che favorisce il perdono interiore, la riconciliazione, la cancellazione di memorie passate e pensieri negativi.

Lo stato di abbandono fu tale che da lì a breve feci il mio primo sogno lucido.

Ne rimasi così impressionata, fu come vivere un’esperienza parallela, non un sogno, un’esperienza di vita in un altro piano di realtà.

IL MIO PRIMO SOGNO LUCIDO. Mi trovai a passeggiare con la mamma della mia più cara amica d’infanzia, Paola. Una donna coriacea, a volte despota e senza filtri se deve giudicarti, miope e silenziosa sulla sua vita. Tra l’altro questa donna è stata l’amica confidente di mia madre, da lei ho scoperto molte delle cause delle sue sofferenze. Ma torniamo al sogno.

Passeggiavamo sul lato destro del viale guardando a sud e ci fermammo davanti a un negozio di mobili. Paola stava cercando una nuova camera da letto e voleva che solo io l’accompagnassi in questa ricerca, vista la mia passione per l’interior design fatto con il recupero e riciclo di mobili vecchi e antichi.

Per tutto il tragitto cercai di distoglierla da questo acquisto ma di investire in vernice e pennelli per dare un nuovo stile alla sua camera oramai datata.

Insisteva nel volerla cambiare ma ci perdemmo nelle parole e riprendemmo il nostro cammino superando l’obiettivo oramai raggiunto, il negozio di mobili.

La strada era deserta, non c’era nessuno in giro, né una macchina né un passante. Arrivammo a metà viale e davanti ci trovammo una barriera infinita di canne di bambù che sbarrava la strada.

Non mi servì il coraggio per spostare le canne con la mano e vedere cosa c’era oltre.

Paola restò fuori e io entrai, come se già conoscessi cosa mi aspettava, era un luogo familiare, era già dentro di me e parte di me.

C’erano corpi stesi a terra su delle stuoie e tutti erano vestiti di bianco.

Riposavano.

Uomini e donne.

Avevano la pelle di porcellana e i corpi erano sinuosi e perfetti.

L’atmosfera era tiepida, tenue, accogliente, silenziosa e calma.

Da lontano vidi delle strane luci luminose e pian piano mi avvicinai e inizia a intravedere un’enorme nave aliena.

Oltre alle luci c’era in alto una sorgente d’acqua che si riversava sulle pareti della nave spaziale stessa, era calda perché si intravedevano i vapori.

Ansimante continuai ad avvicinarmi, ero impaziente.

Arrivò il mio turni, sentii’ che l’universo aveva accolto le mie richieste rivelandosi.

Sapevo che la realtà che stavo vivendo non era l’unica possibile.

Sapevo che c’era altro.

Volevo occhi più potenti in grado di vedere quello che non ci è consentito vedere a noi umani con quelli che possediamo.

Mi avvicinai lentamente.

Mi stavano aspettando.

Creature alte con capelli lunghi e bianchi.

Si muovevano lente.

Si avvicinarono a me.

Io mi affidai senza paura.

Ero calma .

Uno di loro mi prese la mano e iniziò a parlare.

Mi disse “Non sei pronta!”

Salirono sulla nave e in un tempo brevissimo sparirono nel cielo.

Germana Guaraldi

Voce di Chiara Lenzi

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