L’emozione nel razionalismo spinoziano

L’emozione nel razionalismo spinoziano

Le emozioni per Spinoza sono delle modificazioni del corpo (che l’istinto di sopravvivenza, il conatus, aumenta o diminuisce, favorisce o trattiene) associate all’idea che la mente produce di tali modificazioni. I pensieri associati alle emozioni accompagnano le modificazioni del corpo e tali modificazioni hanno un ruolo nella realtà cognitiva dell’individuo.

Gli affetti possono essere ciò di cui siamo la causa (azioni) o ciò che subiamo (non siamo la causa, passioni) e l’agire sta nello sforzo di conservazione che nell’uomo corrisponde alla volontà, quando si riferisce alla sola mente, e all’appetito, quando si riferisce a mente e corpo.

L’essenza stessa dell’uomo è l’appetito, il desiderio da cui scaturisce il piacere ovvero l’emozione connessa al passaggio da una minore a una maggiore perfezione o la tristezza connessa al passaggio da maggiore perfezione a una minore. Da qui consegue il bene e il male, qualità del desiderio. Il bene infatti giova allo sforzo di autoconservazione ed è fonte di piacere mentre il male è ciò che nuoce ed è fonte di tristezza, malessere. Quando il piacere e la tristezza sono accompagnate dall’idea di una causa esterna esse danno origine all’amore e allodio.

Il pensiero spinoziano sulle emozioni,il conatus, coincide con quanto afferma una parte della moderna biologia e dalla neuroscienza, con la omeodinamica, propria di tutti gli organismi viventi.

Le emozioni secondo l’omeodinamica (studio dei meccanismi autoregolanti che sottendono all’informazione nei sistemi biologici, determinanti per il mantenimento dello stato di salute e incrementarne il livello di benessere) sono repertori di risposte chimiche e neurali che il cervello è predisposto in forza dell’evoluzione a mettere in atto ogni qual volta incorrano modificazioni di varia natura, per preservare il proprio equilibrio vitale limitando i danni – se la modificazione è sfavorevole – o approfittando di essa, se offre all’organismo un’occasione di miglioramento delle proprie condizioni di vita.

Ad esempio: l’emozione “gioia” (cioè il repertorio di azioni e movimenti messi in atto dal cervello, in seguito a stimolazione adeguata, – vasodilatazione, aumento della pressione ematica, rilassamento muscolare, fluidità dei movimenti, distensione dei muscoli facciali –, e che noi chiamiamo gioia) è una risposta chimica e neurale, attraverso cui l’organismo approfitta di una modificazione esterna e interna vantaggiosa, guadagnandosi un incremento di benessere. L’emozione “paura”, invece – per la quale l’organismo si dispone alla fuga, mentre il battito cardiaco e la pressione ematica aumentano vertiginosamente – è la risposta a una modificazione che l’organismo sente potenzialmente lesiva della sua integrità.

Allo sforzo di autoconservazione secondo Spinoza,l’uomo non può sottrarsi, il libero arbitrio è una mera illusione, ma con la ragione si pone di fronte ad esso con la consapevolezza che non può avere se prevale l’istinto. Per l’uomo la libertà consiste proprio nell’imporsi attivamente per l’autoconservazione, nell’agire per la conservazione del proprio essere, sotto la guida della ragione, in modo consapevole avendo della realtà una conoscenza adeguata.

Per Spinoza esiste un’unica realtà, la sostanza, ovvero Dio. Conseguentemente l’uomo, poiché fa parte della natura è parte di Dio, natura, sostanza.

La massima conoscenza è quella di Dio e (poiché per Spinoza l’ordine della natura è Dio) alla ragione, nel comprendere, ne consegue l’emozione, la gioia che accompagna la mente quando capisce e riconosce l’ordine necessario del mondo.

Nell’ambito del razionalismo il pensiero di Spinoza si caratterizza per il valore dato all’emozione, non disgiunta dalla ragione. La ragione, da sola, non può renderci liberi e felici. Per esserlo occorre necessariamente che generi emozioni, gioia, passioni che superino e vincano sulla tristezza e l’odio.

Il processo di conoscenza spinge l’uomo, naturalmente, a unirsi con i suoi simili per conseguire un utile collettivo. Da qui la concezione politica di Spinoza, lo stato non può privare l’uomo dei diritti, il più alto dei quali è la libertà che deve massimamente garantire.

Lamberto Tagliasacchi

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