Pillole di coscienza: I sogni bianchi o sogni senza memoria

Pillole di coscienza: I sogni bianchi o sogni senza memoria

I sogni bianchi sono quelle esperienze di sogno in cui si ha la percezione di aver sognato qualcosa, ma non si ha memoria del contenuto. Essi rappresentano circa il 40% dei sogni avvenuti nella fase NREM del sonno e 15% della fase REM (Siclari and co, 2013).

Per poter ricordare un sogno dopo il risveglio occorrono tre fasi: in primo luogo un’esperienza di sogno avvenuta durante il sonno (dream generation), secondo, il ricordo del sogno deve essere conservato e codificato, ovvero il cervello deve attribuire un significato alle immagini o all’esperienza vissuta (encoding), e terzo, il soggetto deve essere in grado di attingere alle informazioni dopo il risveglio (retrieval).

Quindi, che cosa rappresentano i sogni bianchi? Come funziona il nostro cervello durante questo tipo di esperienza della coscienza?

In uno studio del 2018, Peter Fazekas, Georgina Nemeth e Morten Overgaard ci propongono alcune scoperte tramite lo studio della attività elettrica cerebrale (EEG) durante il sonno. Nello specifico durante i sogni bianchi viene evidenziata un’attività neurale debole, ma maggiore rispetto all’attività cerebrale di base soprattutto nelle regioni posteriori del cervello. Inoltre, è stato scoperto che i sogni di cui non si ricorda il contenuto, non corrispondono a sogni senza contenuto, ma a esperienze poco nitide e chiare della coscienza (bassa qualità percettiva).

Un’altra importante distinzione è la fase del sonno in cui avviene il sogno:

– la fase NREM (Non Rapid Eye Movement) riflette un’oscillazione ampia dell’attività del cervello (stati up/down neuronali) che non favorisce le interazioni stabili delle aree della corteccia cerebrale interessate (fasi down).

– la fase REM (Rapid Eye Movement) favorisce la generazione di sogni più lunghi e complessi, grazie al persistere di prolungate fasi up.

Tuttavia questa distinzione non è sufficiente per distinguere le diverse attività cerebrali nei sogni, in quanto esse sono influenzate anche dalle caratteristiche del cervello (“ambiente neurochimico”) presenti in quel momento.

Una delle scoperte più interessanti, possibile grazie alla registrazione dell’attività elettrica cerebrale, è la rilevazione di un’incrementata attività in una zona specifica della corteccia cerebrale posteriore, chiamata posterior cortical hot zone, il cui tessuto neuronale è stato identificato come essenziale per la percezione cosciente delle esperienze (Koch and co, 2016).

Grazie a tali scoperte è possibile iniziare a tracciare la correlazione tra la qualità delle esperienze vissute e l’intensità dell’attività cerebrale; ciò è significativo in parte per quanto riguarda lo studio dei sogni, ma soprattutto inizia a fornire una traccia per la ricerca che da sempre affascina l’essere umano: di cosa è fatta e dove si trova la nostra coscienza?

Comitato Scientifico UPE

Tratto da Peter Fazekas, Georgina Nemeth, Morten Overgaard, White dreams are made of colours: What studying contentless dreams can teach about the neural basis of dreaming and conscious experiences, Sleep Medicine Reviews 43 (2019) 84-91.
https://doi.org/10.1016/j.smrv.2018.10.005

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