Un mondo fluttuante

Un mondo fluttuante

Selezione a cura di Maddalena Sarotto

“Una pioggia sottile cominciò a cadere suscitando il felice gracidio di qualche ranocchia. Miyuki guardò la carpa nera. Pensò che sarebbe stato meraviglioso catturarla, scavare per lei una vasca in cui potesse sguazzare mentre lei stessa, seduta sul bordo, i piedi nell’acqua fresca, avrebbe potuto osservare con tutto comodo la sua ospite, per raccontarle la sua vita, fino al giorno in cui il Magistero dei Giardini e degli Stagni non avesse mandato a Shimae (il villaggio ovviamente sarebbe stato ricostruito) degli emissari a pretendere un’altra consegna di carpe.

La pioggia si intensificava, il cielo si oscurava. Qualcosa rombò, ancora lontano ma in avvicinamento. Miyuki non vi badò: pensava a come sarebbe stato il viaggio fino a Heyankyō con una carpa di tal fatta. Sarebbe stato necessario intrecciarle un canestro lunghissimo, lungo almeno quanto un uomo…e un uomo di alta statura. Per portarlo sarebbero occorse due aste di robusto bambù, di un nero lucido, possibilmente, per armonizzare con le scaglie del pesce, un bambù a destra, un bambù a sinistra, posati sulle spalle di due solidi portatori caracollanti l’uno dietro l’altro. Sorrideva, immaginando la faccia che avrebbe fatto il sovrintendente del Magistero dei Giardini e degli Stagni nello scoprire l’esistenza di un simile pesce, quando sentì il sibilo, il grido come di seta squarciata prodotto da una crepa che correva sul suolo come un cagnolino pazzo di gioia e veniva verso di lei, aprendo nella terra una faglia profonda.

Si sdraiò sulla carpa, proteggendola con il proprio corpo.

Il pesce odorava di fango, di muco, di foglie in decomposizione, di alghe strappate, di legno marcio, di terra umida, lo stesso odore sordo, basso, un po’ grasso, che aveva addosso Katsuro quando risaliva dal fiume e, sotto il petto di Miyuki, il cuore della carpa pulsava allo stesso ritmo pacato, davvero maestoso, di quello di Katsuro in certe mattine, subito dopo aver fatto l’amore…allora suo marito apriva la porta di casa e lei vedeva stagliarsi sulla soglia la figura dell’uomo irto di nasse, di canne, di palle di sughero e di gomitoli di lenze, ancora tutte aggrovigliate che lui avrebbe dovuto sbrogliare arrivando sulla sponda del Kusagawa… dal momento che la sera prima, anziché occuparsi dell’attrezzatura, Miyuki e lui avevano fatto l’amore a lungo, lentamente.”

 

Didier Decoin, Il Magistero dei Giardini e degli Stagni, 2017 Adriano Salani Editore s.u.r.l. – Milano

 

 


 

Le opere citate sono proprietà dei rispettivi autori, le citazioni sono conformi all’articolo 10 della Convenzione di Berna, agli articoli 70, Legge 22 aprile 1941 n. 633 e D.L. n. 68 del 9 aprile 2003 della legge italiana

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